Dott.ssa Jessica Lamanna

Coronavirus

Risorse psicologiche per l'emergenza coronavirus

Colloquio psicologico solidale

L'ordine degli psicologi nazionale ha ritenuto di mettere a disposizione della collettività, mediante un motore di ricerca nazionale e una azione di comunicazione, la rete degli Psicologi che sono disponibili ad effettuare interventi online (#psicologionline).

L'obiettivo è di offrire un colloquio a titolo gratuito di teleconsulto come gesto di solidarietà verso la popolazione.

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Stiamo organizzando una diretta gratuita online per presentare un Percorso online di Mindful Eating destinato ai bambini fra i 3 gli 11 anni e, naturalmente, ai loro genitori (caregivers), in piccoli gruppi, tenuto dalla sottoscritta, dott.ssa Jessica Lamanna, psicologa psicoterapeuta e dalla Dott.ssa Federica Fadda, biologa nutrizionista.

A breve i dettagli su obiettivi, date, metodologia didattica e gruppi di discussione.

Se interessati scrivetemi via mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Mindful Eating - aiutiamo i nostri figli a creare un rapporto sano, piacevole e consapevole con il cibo - eventualmente riflettiamo sulla possibiltà di ri-crearlo anche per noi adulti

INTRODUZIONE

Cosa rappresenta il cibo per ciascuno di noi?

Una distinzione tra i termini "alimentazione" e "nutrizione" renderà la nostra riflessione più chiara.

La nutrizione è l'insieme dei processi biologici che consentono la sopravvivenza, la crescita, lo sviluppo e l'integrità di un organismo vivente.

Alimentarsi vuol dire introdurre degli alimenti nel nostro corpo, che indubbiamente, possono anche darci un senso di sazietà ma non è implicito che ci diano un corretto e bilanciato nutrimento.

Mangiare è uno dei bisogni primari, legati alla sopravvivenza (vedi articolo Come i bisogni generano le nostre emozioni); Mangiare è dunque necessario ma può essere considerato sia pericoloso sia sublime.

Questi aggettivi appaiono, ad un primo sguardo, in contraddizione tra loro ma se riflettiamo insieme, scopriamo che invece confermano il loro legame con la sopravvivenza.

Il modo in cui scegliamo di nutrirci e ci nutriamo rivela alcune delle nostre caratteristiche personali, relazionali e sociali. Un meraviglioso intreccio tra natura e cultura.

Non ci limitiamo a ingerire semplicemente qualcosa; pensiamo, selezioniamo, progettiamo, cuciniamo, ci occupiamo della presentazione e della condivisione del cibo.

In modo naturale prestiamo attenzione all'eventuale pericolosità di un cibo per il nostro organismo, annusandolo, osservandolo, assaggiandolo e ci dimostriamo fiduciosi verso coloro che si prestano a nutrirci, a partire dai primi istanti della nostra vita.

Le teorie della psicologia dello sviluppo evidenziano come l'alimentazione e la nutrizione, le prime forme di cura e di relazione, costituiscano già una traccia per le successive più complesse forme di comunicazione. Nel bambino, quindi, cibo e alimentazione sono dunque importanti sia per lo sviluppo fisico del bambino sia per lo sviluppo della dimensione sociale e psicologica.

"Der Mensch ist, was er isst" ("L'uomo è ciò che mangia" o più utilizzato in italiano: "Siamo ciò che mangiamo") Ludwig Feuerbach (1850)

Il cibo che introduciamo, le sostanze di cui è fatto e il modo nel quale è cucinato andranno a formare nuove cellule del nostro organismo, che costituiranno gli organi, i tessuti, gli apparati. Il cibo è anche nutrimento della mente, assume significati affettivi, emotivi, relazionali e simbolici. Iniziamo a vedere e a comprendere l'indissolubile legame tra il cibo e le nostre emozioni.

Spesso accade che nella vita confondiamo le sensazioni che proviamo dentro di noi. Possiamo percepire in modo errato i segnali che le nostre emozioni ci inviano attraverso il corpo e attivare comportamenti inadeguati, scorretti, a volte dannosi, legati all'alimentazione.

"Mi sento triste... Mangio qualcosa di dolce!"

" Che noia... Che faccio? Mangio!"

Alimentarsi perché si è affamati corrisponde alla soddisfazione di un bisogno primario, legato quindi alla sopravvivenza (vedi articolo Come i bisogni generano le nostre emozioni - Piramide dei bisogni).

Se decidessimo di mangiare una barretta di cioccolata, potremmo notare come questo alimento ricopra un triplice ruolo tra i livelli dei bisogni, in quanto asseconda:

  • il bisogno fisiologico (in questo caso il nutrimento);

  • il bisogno di sicurezza (proteggersi dal pericolo e mettersi al sicuro facendo quante più scorte di cibo possibile) - se consideriamo per esempio l'assalto ai supermercati nell'emergenza COVID-19, le categorie alimentari maggiormente acquistate sono state: "pasta" (farina) e "cioccolata";

  • il bisogno di affetto (alimenti ricchi di zucchero facilitano l’assorbimento di un amminoacido coinvolto nella produzione della serotonina, sostanza implicata nella modulazione dell'umore), soddisfa la fame emotiva, soddisfa il bisogno di sopravvivenza psicologica assecondando il nostro piacere. Ecco perché ci sentiamo emotivamente appagati dopo aver mangiato una barretta di cioccolato, cerchiamo di colmare un senso di vuoto affettivo. Tutto questo è assolutamente piacevole o addirittura sublime ma dobbiamo esserne consapevoli e saperlo regolare altrimenti rischiamo la nostra salute psichica e fisica.

Nella nostra società, il mangiare assume, a volte, la forma di un’ostile e accanita ossessione che conduce alcuni a smettere di mangiare, a controllare senza sosta quello che mangiano o a mangiare così tanto da farsi del male, assistiamo alla trasformazione da un atto vitale e necessario a un ostacolo ad una vita sana e serena.

Diamo uno sguardo alle statistiche (Priya Sumithran P., Proietto J., 2013). A seguito di una dieta, circa 4 anni dopo la conclusione,

  • meno del 3% mantiene il 100% della perdita di peso;

  • il 28% mantiene meno del 10 % della perdita di peso

Questo accade perché molte persone utilizzano il cibo per gestire le proprie emozioni. Questa abitudine, insieme a una disregolazione della percezione dei segnali di fame e sazietà e a una iper-reattività al cibo portano alla sovra-alimentazione, quindi al rischio di sovrappeso e di patologie metaboliche.

MINDFUL EATING

Gli atteggiamenti disfunzionali che da adulti manifestiamo nei confronti del cibo, nascono e si consolidano a partire dai 3 anni.

In Italia, più di un bambino su tre (fra i 6 e gli 11 anni) ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età: 12% obesità e 24% sovrappeso.

Sappiamo che il 25-40% dei bambini fa esperienza di problemi alimentari a livello sub-clinico, ovvero, siamo nell'area della patologia ma ancora senza sintomi (fase precoce o forma lieve) oppure sfugge all'esame clinico. Nel momento in cui i pasti non rappresentano più un momento piacevole, il comportamento alimentare e la condizione nutrizionale vengono compromesse (Ellyn Satter). “Quando è permesso loro, i bambini sono capaci di sperimentare e scoprire attraverso il cibo modi diversi di nutrire il proprio corpo e la propria mente” (Claudia Vega). In questo modo essi scoprono nuovi sapori ed imparano che cibi che si credeva non piacessero, sono, in realtà, piacevoli.

La Mindful Eating non è una dieta; utilizza una forma di meditazione chiamata MINDFULNESS (piena e attenta consapevolezza mentale, priva di giudizio), che ci aiuta a riconoscere e a gestire le nostre emozioni e le nostre sensazioni fisiche, sviluppando un rapporto più sano col cibo.

La Mindful Eating permette ai bambini di essere intenzionalmente presenti mentre stanno mangiando, di coltivare curiosità e di esplorare il cibo e la propria esperienza circa il mangiare (pensieri, emozioni e sensazioni). In questo modo, i bambini possono imparare a sentire le proprie sensazioni corporee, comprese quelle afferenti allo stomaco, e sviluppare sensibilità per i segnali interni di fame e sazietà; divenendo inoltre abili nel distinguere i propri segnali interni: fame o bisogno di affetto?

I bambini sono già naturalmente mindful e connessi con questi segnali (entro i 3 anni), ma crescendo perdono questa sensibilità a causa di condizionamenti a cui siamo legati come: “Finisci tutto ciò che hai nel piatto, così potrai avere il dolce". La Mindful Eating permette ai bambini di recuperare questa innata saggezza interiore.

La collega dott.ssa Federica Fadda, biologa nutrizionista e la sottoscritta, organizziamo Percorsi di MINDFUL EATING in età evolutiva, destinati ai bambini fra i 3 e gli 11 anni e, naturalmente, ai loro genitori (ai loro caregivers).

Il programma che proponiamo coinvolge i genitori e risponde ai dubbi sull’alimentazione dei loro piccoli, per esempio cosa sono i “cibi spazzatura”? Se e come i bambini diventano capaci di scegliere per la propria alimentazione, come imparano a mangiare cibi nuovi, le verdure e la frutta, come gestire il sottopeso ed il sovrappeso.

Proponiamo un percorso informativo e formativo di educazione all’alimentazione consapevole, che permetta di recuperare il contatto con i propri sensi e i propri segnali di fame e sazietà e divenire, di conseguenza, dei mangiatori saggi e rispettosi di sé.

Riferimenti bibliografici

Fromm, E., & De Roberto, C. (1960). Psicanalisi della società contemporanea. A. Mondadori.

Nozick, R., & Boringhieri, G. (1990). La vita pensata: meditazioni filosofiche. A. Mondadori.

Rossi, P. (2011). Mangiare. Il Mulino.

Jan Chozen Bays (2018). Mindful Eating. Per riscoprire una sana e gioisa relazione con il cibo. Enrico Damiani Ed.

Brian Wansink (Autore), M. Marino (Traduttore) (2007). Mindless eating. Perché mangiamo senza pensarci? Pisani

Michelle May M.D. (2017). Eat What You Love, Love What You Eat: How to Break Your Eat-Repent-Repeat Cycle.

Ritratto di Jessica Lamanna

Dott.ssa Jessica Lamanna

Psicologa, psicoterapeuta e sessuologa clinica attiva sul territorio di Alba (CN)

Responsabile e Referente in Interventi Assistiti con gli Animali (Pet Therapy) riconosciuta dal Centro di Referenza Nazionale IAA

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